Negli ultimi giorni ho avuto modo, a più riprese, di parlare ancora una volta di sicurezza stradale e di farlo, in particolare, con Marco Guidarini, Presidente dell’Associazione Motociclisti Incolumi. L’argomento è stato ripreso, come era facile intendere, dai vari blogger, dalle testate e dai forum in internet, risorsa, quest’ultima, sempre più preziosa in quanto vero […]
Negli ultimi giorni ho avuto modo, a più riprese, di parlare ancora una volta di sicurezza stradale e di farlo, in particolare, con Marco Guidarini, Presidente dell’Associazione Motociclisti Incolumi. L’argomento è stato ripreso, come era facile intendere, dai vari blogger, dalle testate e dai forum in internet, risorsa, quest’ultima, sempre più preziosa in quanto vero crogiolo di differenti idee ed esperienze più disparate.
L’incidente dello slittinista defunto a seguito dello stesso impatto ha spinto molti a riflettere ancora una volta sulla velocità, sulle piste, sugli sport pericolosi. Ma quanti sono stati spinti a riflettere davvero sul concetto di sicurezza attiva, passiva ?
Riporto qui di seguito una lettera che Guidarini scrive cercando di fare leva sulla coscienza popolare: la lettera non ha altra pretesa se non quella di lasciar pensare. Il retrogusto è l’amaro che può lasciare sul palato una tragedia taciuta, un silenzio, fatta eccezione per i filmati a nastro che le tv hanno mostrato: perché non parlare dei precedenti? Perché non accusare chi ha progettato la pista, chi non sapeva, colpevolmente?
Trincerati dietro il numero di ascoltatori o di lettori la maggior parte dei giornalisti ha preferito non riflettere, riportare, fra l’altro anche a mezza bocca, sommariamente, quanto successo.
Buona lettura quindi.
Attendendo commenti sinceri, Massimo Soldini
- La lettera di Marco Guidarini
Titolo: Il giovane slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili muore dopo aver urtato contro uno dei tanti pali metallici lungo la pista.
La Riflessione: Protezioni adeguate gli avrebbero salvato la vita.
Chianciano Terme (Si), 19 febbraio 2010 – Un’altra tragedia dello sport che poteva essere evitata dopo l’incidente del ’94 in cui perse la vita la discesista tedesca Ulrike Maier.
E’ inammissibile che ancora una volta non sia stata prevista l’uscita di pista in una gara di velocità e non si siano disposte protezioni continue!
I responsabili sono i progettisti e dei tecnici di percorso.
Gli sportivi devono pretendere che i Giornalisti (quelli con la G maiuscola) scrivano e prendano posizione su incidenti nei quali le responsabilità rischiano di essere “scaricate” sull’ “errore umano”, come è stato fatto sul ventunenne atleta georgiano. Una menzogna anche nei confronti dei familiari!
I Giornalisti che amano lo sport devono diffondere la verità. Per rispetto delle vittime e degli sportivi.
Le cause di incidenti sono spesso dovute all’ “errore umano” dell’atleta (anche se spesso una pista o una strada mal progettata facilitano l’errore), ma ciò che condiziona le conseguenze di un’uscita di pista o di strada (sugli sci, su uno slittino, con due o quattro ruote) sono le cause di lesioni come: paletti, pali metallici, ostacoli in cemento, guard-rail, alberi, rocce a ridosso della pista e soprattutto in esterno curva.
Da qui l’importanza di progettare e costruire strade e piste con vie di fuga e… con cognizione di causa!
La preparazione dei progettisti e dei tecnici deve basarsi sulla conoscenza della Fisica e delle dinamiche degli incidenti della specialità sportiva, obbligatorie per la progettazione di qualsiasi pista o circuito dove si svolgono gare di velocità. Così come un medico deve conoscere le basi del concetto di sterilità, prima di fare un’iniezione o un intervento chirurgico… altrimenti è bene che cambi professione!
Un tecnico preparato, così come ogni atleta professionista che partecipa a gare di velocità in moto, in auto, sugli sci e sullo slittino, sa bene che non è la velocità ad uccidere ma la velocità di decelerazione e l’impatto contro gli ostacoli fissi.
Gli atleti non temono la velocità, temono gli ostacoli fissi.
- Sci
Nel 1994, l’atleta tedesca
, durante la gara di discesa libera a Garmish, perse il controllo degli sci e cadendo andò a sbattere a oltre 100 km/h contro un “ostacolo fisso” posizionato “incoscientemente” a ridosso della pista: un assurdo paletto che sosteneva un timer! L’atleta (madre di una bimba) cadde per la perdita del controllo degli sci (causa di incidente prevedibile soprattutto in una gara dove la velocità è prevista, anzi è l’elemento ricercato) ma perse la vita per l’impatto contro un ostacolo fisso (causa di lesione che non doveva esserci) disposto e lasciato a ridosso della pista (in un punto dove si raggiungevano i 120 km/h) da un tecnico di percorso “ignorante”, pertanto responsabile della morte dell’atleta per imprudenza, imperizia, negligenza.
- Motociclismo
Nel 2003, sul Circuito di Suzuka, moriva il pilota Daijiro Kato (padre di due bambini) a causa della collisione contro le barriere a una velocità di circa 170 km/h.
I piloti del MotoGp costituirono la GP Safety Commission per la sicurezza dei circuiti e decisero di escludere il circuito di Suzuka dalle gare del motomondiale.
Il primo passo in questa direzione lo aveva già compiuto Giacomo Agostini nel 1972 quando, dopo la morte del pilota Gilberto Parlotti al Tourist-Trophy, decise di boicottare il TT per farlo escludere dal Motomondiale a causa della presenza di numerosi ostacoli fissi a ridosso del circuito.
Così si comportano i campioni!
- Rally
Lo scorso 7 febbraio Franco Ballerini, il C.T. d’oro della nazionale italiana di ciclismo, moriva durante una gara di rally per l’impatto contro un muretto di recinzione a ridosso della strada (velocità stimata 100 km/h).
E’ noto che i rallies si svolgono su strada e non su pista. Ciononostante i commissari di percorso dovrebbero ugualmente prevedere la possibilità di un errore umano del pilota (soprattutto in gara) e programmare i tratti veloci nei punti sicuri (privi di cause di lesioni) oppure creare varianti e rallentamenti nei tratti in cui gli ostacoli fissi (muretti, case, pali metallici) sono inevitabili.
La morte di Ballerini ha colpito anche chi non pratica ciclismo e la sua perdita è una ferita per tutto lo sport.
Incidenti come questi avvengono troppo frequentemente anche sulle strade italiane, le cosiddette “no forgiving roads”, ma la colpa è sempre l’errore umano… delle vittime!
- L’ analisi degli incidenti secondo AMI
* cause di incidenti: (errore umano di pilotaggio o di guida, errori progettuali)
* cause di lesioni: (ostacoli fissi: paletti, pali, guard-rail, muretti, alberi a fusto al posto di siepi o protezioni continue)
* termine scientifico degli incidenti: CIIN (conseguenze di imprudenza, imperizia, negligenza).