Motociclisti: proteggersi resta (solo) un Diritto

Motociclisti: proteggersi resta (solo) un Diritto

Ritirato l’emendamento 20.2 riguardante l’obbligatorietà delle dotazioni di sicurezza per i Motociclisti. Quest’articolo fa seguito a questo e questo. Il dibattito resta aperto perché le proposte legislative vengono solo accantonate. Pensiamo che lasciare tutto così com’è non sia la soluzione ad alcun problema, tuttavia prendiamo atto del difficile rapporto tra cittadini e Istituzioni, tentando di […]

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3 Maggio 2010 - 00:00

Ritirato l’emendamento 20.2 riguardante l’obbligatorietà delle dotazioni di sicurezza per i Motociclisti.

Quest’articolo fa seguito a questo
e questo
. Il dibattito resta aperto perché le proposte legislative vengono solo accantonate. Pensiamo che lasciare tutto così com’è non sia la soluzione ad alcun problema, tuttavia prendiamo atto del difficile rapporto tra cittadini e Istituzioni, tentando di chiarire alcuni punti fondamentali.

Innanzi tutto cogliamo l’occasione per inviare un ringraziamento al Senatore Marco Filippi che, nonostante i contrasti, ha dimostrato di prestare attenzione alle critiche e le proposte dirette del “popolo” (noi tutti). La gratitudine non si riferisce al ritiro dell’emendamento sull’obbligatorietà delle protezioni, ma in particolare all’intenzione di consultare i motociclisti esperti prima di procedere a legiferare su questioni così importanti.

  • La risposta del Sen. Filippi alle critiche

Direttamente dal portale personale del Senatore con le nostre sottolineature e commenti (all’interno e di seguito replichiamo) :more

Carissimi motociclisti o appassionati delle due ruote,
Voglio informarvi che ho ritirato l’emendamento 20.2 che riguardava l’obbligatorietà delle dotazioni di sicurezza per motocicli e ciclomotori.
Ho voluto ritirarlo nonostante una sua riscrittura comportasse soltanto l’obbligo del paraschiena solo per i motocicli di grossa cilindrata oltre i 35 kw e sul quale si era registrata l’unanimità dell’intera commissione.
Voglio anche segnalare come sia stato ritirato successivamente al mio, anche analogo emendamento da parte di esponenti della maggioranza.

Voglio cogliere l’occasione però anche per motivare le ragioni del ritiro dell’emendamento.
Tengo a precisare che non è derivato da un scelta di comodo per recuperare consenso, (il vostro peraltro credo irrimediabilmente perso!) e neppure per il venire meno di convinzioni che rimangono sostanzialmente intatte, ma piuttosto dalla consapevolezza che alcune delle vostre mail, sinceramente non tutte condivisibili (anzi alcune censurabili e censurate proprio per offese e contumelie assolutamente gratuite) mi hanno fatto ritenere necessaria una differente temporalizzazione del provvedimento e di una sua eventuale applicazione con maggiore gradualità. Soprattutto è vero che esistono priorità di intervento sulla Sicurezza Stradale e che non tutte queste possono essere attivate contestualmente.

Noi ci chiediamo: “Perché non possono essere attivate contestualmente?” Problemi di condivisione parlamentare, di reperibilità di fondi, di complessità delle leggi da emanare, di lobbies occulte?

Crediamo che l’unico modo per introdurre una legge che imponga un minimo di obbligo nella protezione personale, sia proprio quello di accompagnarla a provvedimenti paralleli che facciano fronte a una presa di responsabilità delle istituzioni nei confronti della prevenzione, della sicurezza delle infrastrutture e dell’educazione stradale.

Se questi argomenti devono proprio essere trattati separatamente, allora bisognerebbe iniziare dall’educazione e dalla prevenzione, unite all’adeguamento di sicurezza delle strade. È vero anche, però, che in questo caso dovremmo attendere molto tempo prima di intravedere qualche risultato. Chi ha già una certa età non sarebbe, infatti, in alcun modo interessato da provvedimenti di “educazione”. Se poi scarichiamo il barile della sicurezza delle infrastrutture alle amministrazioni locali, senza alcuna legge che mira a tempi e risultati certi, rischiamo di cadere nel triste effetto “Ponzio Pilato all’italiana” (aka: non si combina niente).

Ricordiamo a tutti che le nostre nuove strade vengono costruite ancora con  standard di sicurezza vecchi di 60 (sessanta) anni!

Concordiamo comunque sull’applicazione graduale di questo tipo di provvedimenti (una nostra proposta, ndr), ma avremmo gradito un approccio meno assoluto del “o tutto o niente”.

Si sarebbe potuti tener duro sull’uso del paraschiena, oppure iniziare da qualcosa di più popolare e meno restrittivo come il divieto di viaggiare in motocicletta (di qualsiasi potenza) con sandali e ciabatte o qualsiasi altra calzatura totalmente inadeguata e pericolosa. Sarebbe stato un inizio poco invasivo e di buon senso. Sfidiamo chiunque, dotato di un minimo di coscienza, a criticare una norma in tal senso.

Il resto della risposta del Sen. Filippi:

In particolare per quanto continuo a ritenere necessaria una maggiore protezione dei conducenti delle due ruote con dotazioni di sicurezza personali ritengo ancora prima necessario un miglioramento sostanziale delle condizioni delle infrastrutture stradali (manti drenanti, guard rail e segnaletica) che il procedimento in esame peraltro si propone e su cui interviene grazie al nostro apporto in maniera sostanziale destinando quote rilevanti dei proventi scaturiti dalle sanzioni amministrative per le infrazioni al codice della strada.

Ritengo infine che un provvedimento di impatto come si è rivelato quello proposto con l’emendamento abbia bisogno di un confronto, magari anche aspro, ma supportato da più solide basi statistiche e scientifiche. Il nostro gruppo in Commisssione al Senato si adopererà per farlo già da oggi.

Colgo quindi l’occasione per salutarvi cordialmente e manifestando l’auspicio di un incontro, possibilmente dal vivo, con chi di voi ne abbia l’intenzione e l’interesse proprio per un confronto sul tema della sicurezza stradale in generale e delle dotazioni di sicurezza personale per le due ruote in particolare.
Ringrazio comunque tutti voi del contributo che avete offerto al lavoro di esame del provvedimento sulla sicurezza stradale salutandovi con la massima cordialità.

E noi tutti siamo a disposizione.

Crediamo che questo modus operandi sia il migliore in assoluto. La sicurezza stradale è un diritto di tutti, in primis di quelle categorie “deboli” quali per esempio i motociclisti. Norme e regole di questo genere interessano la Vita e il rischio della stessa di tutti noi. È dunque gradito il confronto, purché giustamente supportato da statistiche e analisi scientifiche… e perché no, da un po’ di sano buonsenso, dettato anche (e soprattutto) dall’ esperienza!

Quel che ci interessa è rendere la passione per la Moto più sicura, con interventi a 360° che mirino giusto, non a casaccio. Solo che ha esperienza sulla strada (come la maggior parte di noi) può sapere, proporre e valutare. Ma è pur vero che non tutti abbiamo la stessa visione delle Sicurezza in moto. Chi non ha coscienza sui rischi deve almeno esserne messo a conoscenza e deve avere i mezzi per proteggersi, che siano “indossati” o “vissuti” per le strade (le infrastrutture).

  • Autorevolezza e consensi

Forse (sicuramente, ndr), se l’obbligo di indossare il paraschiena fosse stato proposto da uno Stato che avesse dimostrato di investire e intervenire:

  1. Nella preparazione e formazione di chi progetta le strade e autostrade
  2. Nell’educazione dei cittadini sin dalle scuole
  3. Nella riduzione dell’IVA sulle dotazioni di protezione
  4. Nella rimozione degli ostacoli fissi dalle strade
  5. Nella facilitazione nell’accesso alle piste (circuiti) per allenarsi e sfogarsi (perché no?)
  6. In maggiori Servizi dedicati alle due ruote, nelle nostre città ed autostrade

Ripetiamo: forse, la reazione dei cittadini e delle associazioni sarebbe stata meno aggressiva.

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