Ex direttore del Mugello condannato a 1 anno e 4 mesi

Ex direttore del Mugello condannato a 1 anno e 4 mesi

La sentenza della cassazione non lascia spazio a interpretazioni: mancava la sicurezza minima La decisione cade proprio in un periodo di accese discussioni sui gestori delle gare e della sicurezza degli autodromi. Parliamo della sentenza 812/10 della Corte di Cassazione resa pubblica il 06/09/2010 (qualche giorno fa). Nel verdetto si legge chiaramente la conferma della […]

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14 Settembre 2010 - 00:00

La sentenza della cassazione non lascia spazio a interpretazioni: mancava la sicurezza minima

La decisione cade proprio in un periodo di accese discussioni sui gestori delle gare e della sicurezza degli autodromi. Parliamo della sentenza 812/10 della Corte di Cassazione resa pubblica il 06/09/2010 (qualche giorno fa). Nel verdetto si legge chiaramente la conferma della condanna a un anno e quattro mesi di carcere, da scontare con la condizionale, per l’allora direttore dell’Autodromo del Mugello.more

L’azione penale e le precedenti sentenze erano scaturite dalla morte di un pilota automobilistico una settimana dopo un incidente che evidentemente poteva avere conseguenze minori. Il fatto risale al 2 marzo 1998. La sentenza della Corte d’Assise d’Appello aveva inizialmente ridotto un po’ la pena, senza però escludere la responsabilità dei gestori del circuito. In ultima istanza è stata comunque confermata la colpevolezza. (nel nostro Paese ci sono 3 livelli di giudizio, la Cassazione è quello finale).

Nella sentenza si legge che la condanna è dovuta a:

“… negligenza, imperizia, imprudenza e segnatamente per non aver adeguatamente provveduto alla manutenzione  della via di fuga…”

  • L’incidente

A causa di un problema meccanico, l’automobile era andata a schiantarsi contro le barriere di protezione a una velocità troppo elevata. Il mancato rallentamento del veicolo – si legge nella sentenza – è certamente dovuto alla scarsa manutenzione della via di fuga che non ha sufficientemente frenato la corsa del veicolo.

Le vie di fuga sono infatti degli spazi studiati per rallentare il veicolo in modo da limitare al minimo la velocità d’impatto con le barriere di protezione esterne.

  • Ci vuole un codice unico


Una sentenza di questo tipo deve far discutere sulla sicurezza delle piste (che ricordiamo essere comunque più sicure della strada cittadina) e soprattutto sulle responsabilità dei direttori. Durante le prove libere, infatti, non esiste imposizione di regolamento per mantenere alto lo standard di sicurezza passiva e l’assistenza medica d’emergenza. La decisione di come allestire i soccorsi e di come mantenere la pista spetta solo al direttore dell’autodromo. I responsabili dal canto loro fanno presente la carenza di normative in merito alla sicurezza attiva (soccorsi medici, etc.). Le regole presenti gestiscono solo la gestione delle vie di fuga, delle condizioni dell’asfalto e delle barriere di protezione.

Noi crediamo sia ora di imporre un regolamento internazionale unificato che contempli gli standard di manutenzione e di assistenza medica minimi per tutti i circuiti in tutti i tipi di usi (professionale e non). Per le manifestazioni importanti infatti sono prescritti (obbligati), in molti altri casi è facoltà unica del direttore del circuito decidere se applicarli. In assenza di regole scritte non è possibile individuare con precisione le eventuali responsabilità. Ciò significa che in caso di grave incidente nessuno ne risponderebbe, a meno che non vi sia di mezzo la manutenzione delle vie di fuga (per esempio), come accaduto nel caso in questione.

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