Dimmi come guidi e ti dirò che motociclista sei. Uno studio belga ha identificato otto tipologie di motociclisti in base ai comportamenti in sella
Sebbene il percorso per il conseguimento della patente è sufficientemente standard, nella pratica ognuno guida a modo suo. Con l’esperienza tendiamo a elaborare (e dimenticare) gli insegnamenti appresi in modo decisamente personale. Tanto da essere a tratti riconoscibili. I comportamenti che vengono messi in atto in sella, nello specifico, possono quindi delineare un pressoché specifico profilo. Una ricerca condotta in Belgio ha individuato 8 categorie di motociclisti, sulla base del loro stile di guida. E tu che motociclista sei?
QUANDO I COMPORTAMENTI IN SELLA FANNO LA DIFFERENZA: LO STUDIO
Vias, l’istituto di ricerca sulla sicurezza stradale Belga, ha condotto una ricerca su un campione rappresentativo di 3.000 motociclisti di età superiore ai 16 anni. Ogni partecipante era chiamato a rispondere in merito all’uso di motociclette e altri veicoli a due ruote, sempre a motore. Lo studio era volto ad indagare diversi aspetti:
– Differenze socio-demografiche;
– Formazione dei motociclisti;
– Tipologia di due ruote più utilizzata;
– Attrezzatura acquistata;
– Diversità di usi e motivazioni;
L’indagine ha permesso di identificare, così, otto categorie di motociclisti. Attraverso l’analisi del loro comportamento, le esperienze e le opinioni riguardo temi legati alla sicurezza stradale, ai sistemi di trasporto intelligente ha delineato i seguenti profili. E voi, in quale vi riconoscete di più?
COMPORTAMENTI IN SELLA: QUAL E’ IL TUO STILE?
Ecco le categorie individuate da Vias:
– L’ottimizzatore di tempo: mezzo per ottimizzare i tempi di viaggio durante la bella stagione (11,6%);
– Il ricercatore di tempo per sé: la utilizza per guadagnare tempo e ritagliarsi spazi di relax e divertimento (18,8%);
– L’incondizionato: gira libero tutto l’anno, perché ne ha voglia, a prescindere da orari o condizioni meteo (9,5%);
– Il ricercatore di vibrazioni positive: in sella quando il tempo lo consente ricerca un buon feeling con il proprio mezzo e divertimento assoluto (14,2%);
– Quello che “tutto vuole”:vuole il meglio e lo vuole subito secondo le sue esigenze (18,2%);
– Il pilota multimodale: usa alternative all’auto esclusivamente durante la bella stagione (11%);
– Il motociclista di tutti i giorni: è in sella sempre, senza eccezioni (7,5%);
– Il motociclista di lunga data: ha passato buona parte della sua vita in sella. Ora viaggia principalmente in auto (9,5%).
I MITI DA SFATARE: COME CI SI COMPORTA IN SELLA?
Oltre i profili, la ricerca ha permesso di individuare alcune controtendenze rispetto al senso comune:
– Se da un lato la moto è “uno stile di vita” dall’altro per la maggior parte degli utenti l’auto rimane la modalità di viaggio principale. Le differenze tra i profili sono la frequenza di utilizzo, i chilometri percorsi annui e l’utilizzo stagionale o giornaliero;
– L’aspetto principale per la scelta del mezzo è la comodità: la maggior parte dei viaggi in sella sono viaggi di piacere di breve durata (<500 km) o per spostamenti casa-lavoro;
– Non sono i giovani i più spericolati: dai dati emerge che piloti più giovani sono i più preparati e rappresentano la fascia di età che riceve la formazione più continua. Nel complesso, i motociclisti sono informati e consapevoli dei rischi.
Sulla base delle dichiarazioni degli stessi motociclisti, gli incidenti unilaterali sono i più diffusi ma non vengono conteggiati perché non danno luogo a una denuncia.
CREARE IL PROPRIO STILE DI GUIDA: L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE CONTINUA
Ancora una volta viene posto l’accento sull’importanza della formazione continua. Anche da questo studio emerge, infatti, come la formazione post-patente porterebbe il motociclista ad una maggiore consapevolezza della propria vulnerabilità. Anche se riusciamo a superare brillantemente l’esame di conseguimento della patente è facile che, con il tempo, alcuni aspetti di guida vengano dimenticati. Con la pratica, poi, andiamo a creare il nostro personale stile di guida che non sempre riflette i canoni della sicurezza. Cambia nel tempo anche il contesto in cui ci troviamo a guidare, sia fisico che sociale (ad esempio con l’introduzione di nuove norme). Può cambiare il mezzo che ci troviamo a guidare. Ecco allora l’importanza di rinfrescare periodicamente la nostra memoria (che come ogni altra funzione cognitiva va allenata) e imparare qualcosa di nuovo. Esistono molti corsi di guida sicura, ma la base è da trovare dentro di sé. Partire dalla ricerca di quella voglia costante di migliorare e mettersi in gioco per la propria sicurezza, prima di tutto. “Io mi formo, non mi fermo” e tu?