Ci sono novità in merito alla vicenda dei caschi testati da Altroconsumo che non passerebbero i test di omologazione. Si tratta solo di anticipazioni, ma sono importanti e offrono uno spunto di riflessione. Le informazioni arrivano da www.motonline.com, più precisamente in questo articolo (clicca). Hanno contattato il Ministero tramite Maurizio Vitelli, Alessandro De Grazia (direttore […]
Ci sono novità in merito alla vicenda dei caschi testati da Altroconsumo che non passerebbero i test di omologazione. Si tratta solo di anticipazioni, ma sono importanti e offrono uno spunto di riflessione.
Le informazioni arrivano da www.motonline.com
, più precisamente in questo articolo (clicca)
. Hanno contattato il Ministero tramite Maurizio Vitelli, Alessandro De Grazia (direttore della divisione omologazioni) Antonio Erario (dirigente della divisione normative e accordi internazionali) e Carlo Giannuzzi (consulente del Ministro dei Trasporti).
Per i dettagli vi rimando all’articolo originale, di seguito una piccola parte di ciò che a parer nostro è da evidenziare.
- Il caso
Il caso a cui facciamo riferimento è stato ampiamente discusso anche da noi in questi articoli: Art1
, Art2
, Art3
, Art4
, Art5
- Omologazioni comunitarie
Il nostro Ministero dei Trasporti è (quasi) la massima autorità a proposito delle omologazioni di sicurezza di caschi a uso motociclistico. Scriviamo “quasi” perché dalle notizie che apprendiamo c’è la conferma che un’ omologazione approvata in un paese comunitario deve essere automaticamente accettata anche qui da noi. Ciò è male, poiché più pareri non devono sottostare a uno, semmai viceversa.
- Le notizie
Il nostro Ministero dei trasporti non può fare graduatorie di qualità tra i vari caschi testati. Può solo indicare chi passa o meno il test. Se fosse individuato un casco non conforme e precedentemente omologato in Italia, il Ministero costringerebbe al ritiro dal mercato di quell’articolo, ma non di altri esaminati in altri Paesi comunitari. Leggi tutto
- La proposta
Dare una “patente” ai funzionari del Ministero in modo che possano ritirare i caschi da sottoporre a test direttamente dagli scaffali dei negozi: questo era il punto cardine della nostra proposta, la fonte dei campioni
.
- Insomma, che si fa?
Noi avalliamo al 101% questa o qualsivoglia opzione che permetta di prelevare i caschi da testare direttamente dalla stessa fonte a cui fanno riferimento i motociclisti. E’ stata la nostra battaglia sin dall’inizio. E avremmo persino altro da aggiungere. I fondi che lo Stato destina all’acquisto di questi “campioni da omologazione” non dovrebbero avere un limite così infimo come pare essere. Se il Ministero non dovesse fare economia sulle omologazioni, forse, non ci sarebbero nemmeno tanti dubbi e incertezze e angosce sui volti dei motociclisti più attenti al tema della sicurezza.
“Sicurezza”, parola dal significato semantico vicino a “vita”. Siamo qui per vivere inforcando la moto, non per morire a causa di una craniata sull’asfalto.
Ricordiamo inoltre che normalmente i caschi testati vengono inviati direttamente dalle case costruttrici in forma “campione”, senza vernice, senza aerografie, senza adesivi, senza nessuna garanzia che quello sia il modello effettivamente poi messo realmente in vendita.
Lo Stato italiano non può mettere nello stesso decennio le asserzioni: “i guardrail sicuri costano troppo”, e: “non ci sono soldi per comprare i caschi da (ri)controllare”, perché altrimenti faremo battaglia mediatica.