Le tecnologie di derivazione ciclistica potrebbero rivoluzionare il mondo dei caschi da moto.Il concetto del tutto originale di un casco libero di muoversi sulla testa ha tanti pregi ma anche qualche difetto Chiunque va in moto sa che la protezione assoluta del capo non esiste: l’energia del corpo che picchia su un ostacolo è troppo […]
Le tecnologie di derivazione ciclistica potrebbero rivoluzionare il mondo dei caschi da moto.
Il concetto del tutto originale di un casco libero di muoversi sulla testa ha tanti pregi ma anche qualche difetto
Chiunque va in moto sa che la protezione assoluta del capo non esiste: l’energia del corpo che picchia su un ostacolo è troppo forte per essere assorbita solo dal casco ed è per questo che nelle corse, la salvezza è nelle vie di fuga, dove il pilota rallenta sulla ghiaia prima di fermarsi. Ogni casa produttrice affronta il problema a modo suo. Qualcuno sfrutta calotte interne a densità differenziata (come il frontale delle auto), qualcun altro gioca con calotte esterne più rigide, più elastiche o dal profilo molto tondo, per fare scivolare la testa senza impuntarsi e tutti sappiamo che le aggiunte alla calotta (prese d’aria, spoiler, estrattori) si sganciano sempre facilmente proprio per questo motivo. Un approccio innovativo arriva dal mondo delle bici, dove le dimensioni ridotte dei caschi hanno costretto i progettisti ad inventare qualcosa di nuovo. La soluzione è stata quella di creare uno strato elastico tra la calotta rigida e quella deformabile, da sfruttare per ammortizzare l’urto e disperdere l’energia. I sistemi brevettati sono due, si chiamano MIPS ed ODS ed ora stanno arrivando nel mondo delle moto.
MIPS
Un casco con il Multi-Directional Impact Protection System è un sandwich di tre strati che ha richiesto quasi 20 anni di studi all’università di Stoccolma: sopra c’è la calotta rigida, in policarbonato o fibre, sotto c’è quella in polistirene e tra le due un sistema elastico che le tiene unite, consentendo dei piccoli movimenti. In questo modo, in caso di impatto la rotazione del casco frena la rotazione della testa, assorbendo l’energia che il colpo scarica sul cervello. La sua maggiore applicazione infatti, è sui caschi da motocross, dove le cadute sono più decise. Il brevissimo video spiega bene il funzionamento del sistema.
ODS
L’americana 6D ha brevettato un sistema ancora più radicale, chiamato Omni-Directional Suspension, che si basa su un reticolo di molle a forma di clessidra tra la calotta esterna e quella in polistirolo. Oltre a consentire una piccola rotazione dell’una rispetto all’altra, l’ODS permette anche il movimento di compressione ed in pratica introduce un vero e proprio ammortizzatore di colpi all’interno del casco, che lo rende più adatto a sport di velocità. Il video della casa mostra immagini impressionanti di quanto sia efficace il sistema nei crash test.
In conclusione
La ricerca “fa passi da gigante” e nuove idee rinfrescano il mondo dei caschi, che è fermo su se stesso da decenni, ma la genialità di questi sistemi ha i limiti della sua natura ciclistica. Anzitutto il peso aggiuntivo, che sui caschetti da bici non si nota, ma applicato ai caschi da moto diventa impegnativo da indossare. Non a caso il MIPS sta avendo successo sui leggeri caschi da cross e lo stradale della 6D Helmets è in carbonio (noi abbiamo maneggiato la prima versione nel 2017 e sembrava di piombo). In secondo luogo un incidente in moto ad alta velocità solitamente è più grave di una caduta in bici ed in questo caso i pochi mm elastici tra le calotte non farebbero la differenza, ma dobbiamo dire che la gran parte degli incidenti avviene in città, dove la forma irregolare della strada, con tombini e marciapiedi, è lo scenario in cui il MIPS si esprime al meglio e quindi più che nel motorsport, il sistema è perfetto per chi usa la moto tutti i giorni e speriamo che si diffonda velocemente per la maggiore sicurezza di tanti motociclisti e scooteristi.