Arlen Ness: abbigliamento protettivo omologato in anteprima assoluta per l’Italia
Torniamo a parlare di omologazioni con una novità importante Già da tempo vi parliamo dell’anomalia di mercato per cui esiste abbigliamento per motociclisti omologato come protettivo, eppure il 90% di quello disponibile sulla piazza italiana non lo è. Avete capito bene: giubbotti da motociclisti che acquistate normalmente nei negozi probabilmente sono catalogati solo come “indumenti […]
- Torniamo a parlare di omologazioni con una novità importante
Già da tempo vi parliamo dell’anomalia di mercato
per cui esiste abbigliamento per motociclisti omologato come protettivo, eppure il 90% di quello disponibile sulla piazza italiana non lo è. Avete capito bene: giubbotti da motociclisti che acquistate normalmente nei negozi probabilmente sono catalogati solo come “indumenti per il tempo libero”.
La strategia principale di questa anomalia consiste nell’indicare con poca chiarezza che soltanto le protezioni interne ai capi (spalle, gomiti, ginocchia, schiena) sono omologate, cioè hanno superato i test previsti dalla normativa CE. Spesso chi compra pensa di avere un capo completamente omologato, ma così non è. Sottoporre ai test tessuti, pellame, cuciture, cerniere e bottoni di giacche, pantaloni e tute è un processo lungo, costoso e anche difficile, per cui tante (troppe) volte si nasconde l’informazione più importante: vale a dire che il capo nella sua interezza non è stato testato per la resistenza all’abrasione, al calore, al taglio, all’esplosione, allo scoppio, al comfort e all’ergonomia – parametri fondamentali per la sicurezza. Si punta invece l’attenzione sul fatto che le protezioni rigide inserite sono omologate. Solo quelle però, e non sempre sono di livello 2 (quando previsto), cioè che garantiscono la massima protezione.
Se vi trovaste di fronte alla possibilità di comprare una giacca in pelle protettiva allo stesso prezzo di una “per il tempo libero”: cosa scegliereste?
In questi giorni passati a EICMA 2010 abbiamo dialogato con alcuni produttori di abbigliamento tecnico protettivo che offrono indumenti tecnici interamente omologati. Il livello di protezione varia da modello a modello, ma è importantissimo sottolineare che questi produttori hanno investito tempo e denaro per omologare. Hanno investito, cioè, sulla sicurezza e la qualità e non solo sulla pubblicità e il marketing.
Durante il 68° Salone del Ciclo e del Motociclo, abbiamo contattato le imprese che si occupano di temi e prodotti legati alla sicurezza dei motociclisti e degli scooteristi. Alcuni sono noti, altri invece li abbiamo trovati quasi per caso, sparsi tra l’area dedicata alla sicurezza e i vari padiglioni. Tanta fatica per fare ricerche in internet, contattare esperti del settore, leggere libri tecnici sui sistemi di test e i suoi vizi, etc.
La novità più importante ci ha però raggiunto con le sue (protettissime) gambe:
Motorquality, distributore di varie marche e in particolare del noto marchio Arlen Ness, ha voluto parlare con noi proprio grazie alla chiarezza con cui abbiamo spiegato la questione omologazioni
. L’abbigliamento Arlen Ness potrebbe essere disponibile già a partire dalla prossima stagione motociclistica. Di seguito importantissime informazioni per comprendere meglio l’argomento.
- Costi e controllo della produzione
Un mito vuole che l’omologazione comporti costi eccessivi a carico di chi compra: ma Arlen Ness propone un’intera collezione di capi in pelle completamente omologati a prezzi molto competitivi, anche più bassi rispetto alla concorrenza che non offre modelli interamente omologati. In Italia probabilmente saranno disponibili a partire dalla stagione motociclistica 2011, presso negozi accuratamente selezionati di cui vi faremo sapere appena possibile.
Perché il prezzo rimane comunque relativamente basso?
Per due motivi: innanzitutto, grazie alla struttura dell’impresa e al modo in cui essa opera. MADIF/Green Star (il colosso che produce i capi Arlen Ness e Berik) è una realtà multinazionale. Produce in Estremo Oriente per i costi di lavoro notevolmente inferiori, ma in maniera del tutto particolare.
Omar Olmi (Divisione abbigliamento moto di Motorquality) ci spiega la differenza: negli anni Settanta la Green Star ha aperto una propria fabbrica a Hong Kong (la “Berik Town”, dal nome del designer italiano Riccardo Bernocchi), NON incaricando quindi un’altra azienda di produrre i suoi modelli, ma ricreando l’ambiente ideale direttamente sul posto.
Green Star è, inoltre, proprietaria di due concerie in Brasile, fatto che garantisce il controllo sul trattamento delle pelli utilizzate nella produzione.
Mauricio Giersztein – Presidente dell’azienda – che abbiamo avuto il piacere di conoscere, ha preferito essere produttore invece che commerciante. Questa strategia gli permette di mantenere un proprio ufficio acquisti, cioè quel reparto aziendale che si occupa di decidere cosa comperare, dove e a che prezzo. Ciò significa controllo, indispensabile per esportare tecnologie, conoscenze e obblighi in Cina, inclusi quelli che garantiscono al consumatore europeo di avere un capo non trattato con agenti nocivi per la salute e con sostanze che provocano allergie. A quanti è capitato, specialmente in estate, di trovarsi dei puntini o delle macchioline sul collo, dove appoggia il collo della tuta o della giacca? Ecco: quei puntini molto probabilmente sono causati da sostanze nocive o che provocano allergie, che siano colori al piombo o il nickel delle cerniere lampo.
- Questione di scelte
Il secondo motivo riguarda la ripartizione dei costi, aspetto che Olmi sottolinea. Spesso si dice che un prodotto interamente omologato avrebbe un prezzo al consumatore troppo alto e che quindi rimarrebbe invenduto, appeso da qualche parte a prendere polvere. MADIF/Green Star invece sostiene una politica ben diversa: i costi che si sostengono per ottenere il simbolo “CE” non devono gravare sul consumatore, è un problema aziendale da risolvere prima. In quanto tale, le risorse spese per l’omologazione si recuperano facilmente sottraendo qualcosa al marketing, visto che il capo omologato diventa esso stesso pubblicità per il produttore. Si tratta di fare una scelta: sponsorizzare un top rider di MotoGP costa quasi quanto certificare come D.P.I. un’intera collezione. MADIF/Green Star ha deciso di non sponsorizzare i top riders a causa degli alti costi che ciò comporta: ha preferito concentrare la propria attenzione su ben 170 piloti, il cui aiuto è fondamentale per migliorare le prestazioni dell’abbigliamento protettivo, innovazioni estese anche ai capi destinati al pubblico. Di riflesso dunque il prezzo al consumatore rimane basso.
L’impegno messo in questa vera e propria missione è veramente elevato: tutti i modelli in pelle delle collezioni 2008, 2009 e 2010 a marchio Arlen Ness, Berik e Madif sono omologati come dispositivi di protezione individuale. Ogni capo è accompagnato da un manuale per il consumatore che indica il tipo di omologazione (come vi abbiamo spiegato qui
) e la lista dei prodotti a catalogo omologati. Giacche, pantaloni e tute sono inoltre “marcati” all’esterno, in maniera discreta, con il marchio CE e l’indicazione dell’omologazione.
È importante evidenziare che i capi sono venduti in tutto il mondo con l’omologazione CE.
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