Sistemi di protezione per motociclisti: il paraschiena, questo sconosciuto
Ancora poco diffuso, a volte visto come un impaccio, il paraschiena per motociclisti è ad oggi la “pecora nera” dei protettori per i motociclisti. Eppure la sua presenza è spesso decisiva sull’esito anche di una banale scivolata.Non è spesso in cima alle preferenze di chi va in moto, soprattutto su strada e nell’ambiente urbano, ma […]
Ancora poco diffuso, a volte visto come un impaccio, il paraschiena per motociclisti è ad oggi la “pecora nera” dei protettori per i motociclisti. Eppure la sua presenza è spesso decisiva sull’esito anche di una banale scivolata.
Non è spesso in cima alle preferenze di chi va in moto, soprattutto su strada e nell’ambiente urbano, ma il paraschiena (o Back Protector) rappresenta l’unico valido aiuto a protezione di una preziosissima quanto delicata parte del nostro corpo: la colonna vertebrale. Ad oggi sono in molti che trascurano la sua importanza, ma in molti casi può fare la differenza tra un’innocua scivolata ed una vita trascorsa in pessime condizioni. Molto diffuso invece tra chi frequenta gli autodromi nei turni di prove libere. La quasi totalità dei centauri ne fa uso regolarmente (anche perchè obbligatorio), e senza lamentare particolare di fastidi alla guida (nda).
- Il 15% lo usa su strada, appena 2 su 100 alla guida di uno scooter
E’ quanto emerge da uno studio rivolto proprio al monitoraggio sull’utilizzo di questo tipo di protettori.
La diffusione è limitata agli utenti che usano moto di alta cilindrata, di età media (35 -45 anni) su lunghe percorrenze ed in ambito autostradale (42%), mentre in pochi lo usano nella guida quotidiana o su mezzi di piccola cilindrata.
Nello studio (ST.E.P.) si evidenzia come la probabilità di traumi o lesioni gravi alla colonna sia di circa il 35% in meno. Su un campione di 817 incidenti, in 43 hanno riportato lesioni alla colonna (il 5,3%). Altresì, numeri alla mano, solo il 9,5% ha riportato lesioni nonostante l’utilizzo di paraschiena (o airbag), mentre la percentuale sale (quasi 15%) tra coloro che non usavano questi tipo di protezione.
- Scegliamo il prodotto che fa per noi ed occhio alla omologazione
Il mercato offre ampia scelta per livello e disponibilità economica. In questo caso è utile ricordare di porre la massima attenzione al prodotto che si acquista. La norma UNI che ne regola la realizzazione ed omologazione parla chiaro a proposito. Le protezioni del paraschiena devono garantire una protezione (almeno) del 72% sulla lunghezza della colonna e del 29% sulla larghezza (in rapporto alla lunghezza). Dimensioni e posizione delle protezioni devono essere incluse nelle informazioni fornite dal fabbricante. A garanzia della capacità di protezione del prodotto, i paraschiena per motociclisti devono essere sottoposti a prove di impatto, eseguite in modo da simulare i pericoli derivanti dall’urto con bordi taglienti, come per esempio i cordoli di marciapiede.
Sia sul prodotto che sull’imballaggio vi deve essere, ben visibile, un apposito pittogramma che indichi il livello di prestazioni garantite, e il tipo di protettore (“B” per i paraschiena normali, “L” per i protettori lombari). I livelli 1 e 2 fanno riferimento alla maggior energia assorbita dalla protezione e di conseguenza l’energia residua trasferita poi al corpo. Per il livello 1, l’energia residua deve essere inferiore a 18 kN come valore medio degli impatti, mentre ogni singolo impatto non deve superare i 24 kN. Per il livello 2, invece, l’energia residua media non deve superare i 9 kN e il singolo impatto deve rimanere entro i 12 kN.