Cambio moto a doppia frizione DCT: pregi e difetti

Cambio moto a doppia frizione DCT: pregi e difetti

Il cambio a doppia frizione DCT: come funziona, con pregi e difetti da non sottovalutare nella scelta della moto con cambio automatico

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7 Febbraio 2022 - 04:02

Il cambio moto a doppia frizione DCT è stato inizialmente adottata dalle Case auto e poi è arrivato anche sulle moto. Infatti sia Renault che Fiat/Alfa Romeo, Ferrari, ma anche Porsche e BMW e tanti altri, hanno già da tempo introdotto nella loro gamma modelli di auto con questo dispositivo. Ora il cambio a doppia frizione DCT sta facendo la sua comparsa anche nel mondo delle due ruote.

Aggiornamento del 7 febbraio 2022 con miglioramento della leggibilità per i lettori e contenuti più utili e attuali

COME FUNZIONA IL CAMBIO MOTO CLASSICO, CON UN SOLO PACCO FRIZIONE

In un cambio moto normale, il pacco frizione è calettato in genere sull’albero primario della trasmissione; esso prende il moto tramite una corona di ingranaggi ricavata sul tamburo frizione (in tempi passati la trasmissione era affidata a una catena Morse o a una cinghia dentata), direttamente dall’albero motore. Questo permette di modulare la coppia erogata dall’albero e agevolare gli innesti delle marce o lo spunto in partenza. Il piccolo neo di questo sistema è rappresentato dal fatto che quando si lascia la frizione e si accelera si ha una brusca presa dei dischi di attrito, che può portare a un lieve beccheggio della moto, il classico “strappo“! Con la doppia frizione questo difetto viene eliminato, grazie a una ripresa dell’attrito più graduale.

COME FUNZIONA IL CAMBIO MOTO DCT E COME CAMBIA LA GUIDA 

Prendiamo come esempio il cambio moto della Honda VFR, il primo a essere introdotto su moto di vasta scala. Esso è formato da due alberi del cambio (uno per rapporti pari e uno per rapporti dispari) posizionato in maniera particolare: il primario passa dentro un secondo albero che si innesta sul secondario. Come negli schemi classici, sul primario è calettato il tamburo della frizione, che asserve però  il solo gruppo di ingranaggi delle marce dispari (1a/3a/5a). I rapporti pari (2a/4a/6a) sono azionati da un albero montato a manicotto sul primario, ed è su questo albero concentrico che è calettato il secondo tamburo della frizione  che, quindi, asservirà solo gli ingranaggi del secondario e le marce pari.

CAMBIO MOTO A DOPPIA FRIZIONE DCT: VANTAGGI

I vantaggi sono da ricercarsi soprattutto in una maggior velocità e fluidità negli innesti, che limitano le rumorosità e accrescono il comfort di guida eliminando i beccheggi della moto con innesti delle marce più “soft”. Ecco perché Honda ha scelto un modello “sport-tourer”. Yamaha, invece, sembra intenzionata a dotare di questo dispositivo nientemeno che la sua sportiva di punta, la R1.  La soluzione Yamaha prevede, a differenza di quella Honda,  un diverso posizionamento dei due tamburi frizione che lavorano non in serie, ma in posizione opposta.  E’ una scelta che penalizza negli ingombri ma che sicuramente equilibra le masse volaniche, cosa non trascurabile nella guida sportiva.

CAMBIO MOTO A DOPPIA FRIZIONE DCT: SVANTAGGI

Questa soluzione porta però anche a inevitabili svantaggi:  complessità meccanica e un aggravio di peso. Ma se il sistema viene abbinato a un cambio robotizzato che ne gestisce l’azione, sicuramente potrà rappresentare una tecnologia da non sottovalutare per i pregi sopra menzionati: velocità di innesto,  silenziosità, comfort di guida. Insomma, sarà il tempo a dire se il cambio a doppia frizione potrà comunque essere adottato universalmente. Di certo è che non sembra il solito “esercizio meccanico”, ma qualcosa che mira a nuove strade nell’esperienza di guida della moto.

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